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La proposta gastrononomica

Materie prime, ricette, sapori: c’è tanto di locale, nel menu nostro menu come c’è negli ambienti e nella mise en place, con ceramiche di un artigiano della zona. A illustrare quella terra che fa da cerniera tra Lazio e Campania in modo libero da inutili costrizioni, abbiamo Mirko, campano classe '89, non nasce cuoco.

Frequenta il liceo artistico di Salerno dove esplora a 360 gradi in mondo dell’arte dalla fotografia alla scultura alla pittura all’architettura. Da autodidatta ma spinto da una forte passione per la cucina ed il buon cibo, Mirko entra nel mondo della cucina professionale.

Una storia semplice, fatta di perseveranza, libri studiati in autonomia e qualche importante incontro formativo Niko Romito per la ricerca dell’essenziale, della migliore esaltazione della materia prima e Gennaro Esposito per la parte più emozionale della cucina, per il territorio, il racconto, i ricordi.

Da quel momento non si è più fermato rapito dalla ricerca morbosa e incessante di stimoli di storia, di esperienze, di tradizioni, che potessero poi diventare parte integrante della sua cucina. I suoi numerosi viaggi ed esperienze lo hanno portato alla gestione di diverse cucine di ristoranti fine dining e al raggiungimento di riconoscimenti dalle maggiori guide gastronomiche del settore. Un viaggio che parte dall’Italia gira per l’Europa, tappa fondamentale la Spagna, fino ad arrivare a Gaeta terra di origine di sua moglie e contaminata dalla sua Campania per sposare il progetto Dolia.

La cucina di Mirko è il racconto di un territorio dalle grandissime potenzialità, ma ancora inespresse. Un territorio che si distingue per la grande qualità di ingredienti e di una tradizione che aspetta solo di essere raccontata con un linguaggio contemporaneo.

 

 

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La centralità della carta dei vini

La centralità del vino è chiara già dal nome scelto per il nuovo locale, Dolia. I dolium, infatti, sono i grandi vasi di terracotta romani che potevano contenere fino a 2000 litri di vini e che ancora capita finiscano nelle reti dei pescatori. Ma richiamano anche le grandi anfore che utilizza Fra i Monti per fermentare e affinare i suoi vini.

L'obiettivo è stato proprio quello di improntare la carta dei vini sul concetto dell’artigianalità proprio dei produttori-proprietari dell'azienda agricola Fra I Monti.